Di seguito riporto il parere di un medico, un chirurgo vascolare, al quale ho sottoposto il mio “caso”. Ritengo che abbia formulato un’ipotesi “dignitosa” e molto misurata che meriterebbe di essere approfondita. Finalmente qualcuno mi risponde!!
«Buongiorno Antonello, ho pensato un poco e le comunico in breve quelle che sono le mie deduzioni, semplicemente basate sulla logica e sui criteri di esclusione; ovviamente ogni teoria va dimostrata in ben altro modo.
Inoltre i pensieri da me espressi si vogliono associare volutamente alla teoria della ccsvi con la quale abbiamo una certa dimestichezza, ma non si deve ciecamente voler riportare, ad ogni costo, eventi e fatti solo alla nostra modesta conoscenza.
Iniziando, il ritorno venoso in genere, è alimentato da quattro principali fattori che variano parecchio a seconda dei distretti corporei in cui ci si trova, questi fattori sono 1) la vis a tergo data dall'azione della pompa cardiaca, 2) la pressione negativa intratoracica dovuta agli atti respiratori ,3) la presenza della pompa muscolare e 4) la forza di gravità.
Nel caso particolare del circolo venoso intracranico e cerebrospinale in genere, le forze si riducono a tre, venendo meno l'azione della pompa muscolare a questo livello, e se vogliamo la forza di gravità svolge il suo regolare dovere in quanto le prove da noi eseguite sono in stazione eretta.
Ordunque, rimangono solo due variabili su cui attestare la nostra attenzione: 1) la pompa cardiaca e 2) la pressione negativa intratoracica.
Sono queste due variabili che nell'esercizio fisico cambiano, nel nostro caso con un aumento della frequenza cardiaca e degli atti respiratori.
L'aumento della frequenza associata ad un inotropismo positivo concomitante fa si che aumenti la vis a tergo dal torrente arterioso al torrente venoso.
L'aumento della frequenza degli atti respiratori e la loro "profondità" fa si che si incrementi notevolmente il ritorno venoso in atrio destro.
In definitiva ciò si traduce semplicemente in un aumento deflusso venoso dal torrente cerebrospinale verso il cuore sia che questo avvenga attraverso vene di regolare calibro che attraverso vene di calibro ristretto un po' come succede idraulicamente in tubi normali o di lume ristretto, aumentando la pressione positiva "a monte" o aumentando la pressione negativa "a valle".
Ciò provoca a livello del parenchima cerebrospinale una diminuzione momentanea dell'edema perilesionale o interlesionale in modo momentaneo come invece una pta lo provoca in modo duraturo e uno stent (adeguato) lo provocherebbe in modo stabile.
Da ciò deriva nel nostro caso una momentanea risoluzione dei sintomi, nel caso della pta, una più duratura risoluzione e nel caso di uno stent (adeguato) una stabile risoluzione della sintomatologia.
Il freddo è un fattore secondario che potrebbe agire aumentando il ritorno venoso per vasocostrizione periferica, ma ha un importanza percentuale da definire...
Queste sono solo teorie basate sulle impressioni; però potrebbero essere un inizio da confermare o sconfessare... non dimentichiamo che potrebbe entrare in gioco una teoria bioumorale completamente svincolata dal nostro pensato e ciò che ho scritto potrebbe essere solo, come spesso accade, dato dal fatto che alcune volte ci si innamora del proprio "figlio" e non si guarda più lontano...
A qualcun altro l'onere di continuare....
Con simpatia ti saluto, Franco»
«Buongiorno Antonello, ho pensato un poco e le comunico in breve quelle che sono le mie deduzioni, semplicemente basate sulla logica e sui criteri di esclusione; ovviamente ogni teoria va dimostrata in ben altro modo.
Inoltre i pensieri da me espressi si vogliono associare volutamente alla teoria della ccsvi con la quale abbiamo una certa dimestichezza, ma non si deve ciecamente voler riportare, ad ogni costo, eventi e fatti solo alla nostra modesta conoscenza.
Iniziando, il ritorno venoso in genere, è alimentato da quattro principali fattori che variano parecchio a seconda dei distretti corporei in cui ci si trova, questi fattori sono 1) la vis a tergo data dall'azione della pompa cardiaca, 2) la pressione negativa intratoracica dovuta agli atti respiratori ,3) la presenza della pompa muscolare e 4) la forza di gravità.
Nel caso particolare del circolo venoso intracranico e cerebrospinale in genere, le forze si riducono a tre, venendo meno l'azione della pompa muscolare a questo livello, e se vogliamo la forza di gravità svolge il suo regolare dovere in quanto le prove da noi eseguite sono in stazione eretta.
Ordunque, rimangono solo due variabili su cui attestare la nostra attenzione: 1) la pompa cardiaca e 2) la pressione negativa intratoracica.
Sono queste due variabili che nell'esercizio fisico cambiano, nel nostro caso con un aumento della frequenza cardiaca e degli atti respiratori.
L'aumento della frequenza associata ad un inotropismo positivo concomitante fa si che aumenti la vis a tergo dal torrente arterioso al torrente venoso.
L'aumento della frequenza degli atti respiratori e la loro "profondità" fa si che si incrementi notevolmente il ritorno venoso in atrio destro.
In definitiva ciò si traduce semplicemente in un aumento deflusso venoso dal torrente cerebrospinale verso il cuore sia che questo avvenga attraverso vene di regolare calibro che attraverso vene di calibro ristretto un po' come succede idraulicamente in tubi normali o di lume ristretto, aumentando la pressione positiva "a monte" o aumentando la pressione negativa "a valle".
Ciò provoca a livello del parenchima cerebrospinale una diminuzione momentanea dell'edema perilesionale o interlesionale in modo momentaneo come invece una pta lo provoca in modo duraturo e uno stent (adeguato) lo provocherebbe in modo stabile.
Da ciò deriva nel nostro caso una momentanea risoluzione dei sintomi, nel caso della pta, una più duratura risoluzione e nel caso di uno stent (adeguato) una stabile risoluzione della sintomatologia.
Il freddo è un fattore secondario che potrebbe agire aumentando il ritorno venoso per vasocostrizione periferica, ma ha un importanza percentuale da definire...
Queste sono solo teorie basate sulle impressioni; però potrebbero essere un inizio da confermare o sconfessare... non dimentichiamo che potrebbe entrare in gioco una teoria bioumorale completamente svincolata dal nostro pensato e ciò che ho scritto potrebbe essere solo, come spesso accade, dato dal fatto che alcune volte ci si innamora del proprio "figlio" e non si guarda più lontano...
A qualcun altro l'onere di continuare....
Con simpatia ti saluto, Franco»
English version
Following is the point of view of a doctor, vascular surgeon, who has been exposed to my ‘case’. I value he has formulated a ‘dignified’ hypothesis and a very measured one too which deserves being looked into. Finally someone replies to me!!«Good morning Antonello, I had time to think and will briefly summarize what my deductions are, simply based on logic and exclusion criteria; obviously every theory must be demonstrated well in other ways.
Moreover, my thoughts want to be purposely associated to the CCSVI theory of which we have extensive knowledge, they should only be associated with events relative our modest experience.
To begin with, the vascular return is, generally, alimented by four principal factors that highly vary depending on body areas that are considered. These factors are
1) the force driving the venous return of peripheral blood given by the cardiac pump
2) the thorax negative pressure given by the respiratory actions
3) the presence of the muscular pump
4) the force of gravity
In the particular case of cerebro-spinal and inter-cranium vein circulation, in general, the forces are reduced to 3. This excludes the muscular pump at this level. The force of gravity performs its regular action as our trials are performed in an erect posture.
At this point, there are only 2 variables left to which we must pay attention:
1) the cardiac pump
2) the negative inter-thorax pressure
These 2 variables are the ones that change in the physical exercise, and in our case, with an increase of cardiac frequency during breathing.
The increase in frequency associated to concomitant positive inotropism makes it possible for increase in the force driving the venous return of peripheral blood given by the cardiac pump from the artery torrent to the vein torrent.
The increase of the frequency during breathing and their ‘depth’ influence the significant increase of vein return in the right ventricle.
In simple terms, this translates in an increase in vein reflux from the cerebrum-spinal torrent towards the heart, both if this happens through regular calibre veins and if this happens with restricted calibre veins, similarly as it happens with hyraulic pumps with tight diameter – by increasing the positive pressure at the highest point or increasing the negative pressure at the lowest point.
At the cerebral-spinal parenchyma level, this causes a momentary reduction of the perilesional or interlesional endema in a momentary way, conversely as a PTA causes it in a lasting way and a stent (the correct one) would cause it in a steady way.
From this derives, in our case, a momentary resolution of the symptoms, in the PTA case, a more lasting resolution and in the case of the stent (the correct one) a steady resolution of the symptom.
The cold temperature is a secondary case which could act by increasing the vein return by peripheral vascular restriction, but has a percentage of importance which must be evaluated..
These are only theories based on impressions; but they could be the start to confirm or not.. lets not forget that we could be playing with a bioumoral theory which is completely disconnected form what we considered above and what I have written could only be, as it often happens, given by the fact that sometimes one falls in love with one’s son and one doesn’t want to look further…
To someone else the responsibility to continue on the topic…
With warmth, Franco»