lunedì 21 gennaio 2013

I ricercatori come i tifosi di calcio?



Credo che, prima di ogni altra cosa, ad ispirare l’operato di un medico debba essere il buon senso. E da malato credo che sia, invece, la cosa che troppo spesso ho visto mancare tra i medici che ho avuto modo di sentire e consultare. Ultimo episodio, in ordine di  tempo, la presentazione di uno studio (intitolato COSMO, con poca umiltà…) con il quale un gruppo di medici italiani ha la pretesa di mettere a tacere definitivamente chiunque intenda approfondire l’ipotesi di coinvolgimenti vascolari nella sclerosi multipla, patologia neurologica a tutt’oggi non completamente spiegata nei  meccanismi di insorgenza ed evoluzione. E’ opportuno ricordare che, dal 2007 in poi (data di pubblicazione dei primi studi del prof. Zamboni a proposito di anomalie venose e SM) migliaia di medici nel mondo si stanno occupando dell’argomento. Ad oggi vi è stata una notevole produzione di studi, talvolta controversi, ma che mostrano l’evolversi delle tecniche di indagine e della complessità delle osservazioni, lasciando intuire che valga davvero la pena approfondire il legame tra anomalie vascolari e sclerosi multipla.

Una parte di medici, invece, (spesso neurologi) sembrano indispettiti dall’idea che ci possa essere un tassello nuovo ed imprevisto nella difficile genesi della SM e, ormai da anni, sembrano intenzionati ad opporsi con capriccio e livore a qualsiasi ipotesi di approfondimento. Spesso, affrontando l’argomento CCSVI, ho avuto in risposta espressioni quali «non credo…» o «non è possibile…». Espressioni che sembrano riguardare più la religione che la scienza medica.

Su questi presupposti risulta ancora più difficile aspettarsi attenzione e curiosità intorno a quanto mi accade dopo le mie nuotate. Eppure, ad oggi, non esistono altre esperienze di una regressione così clamorosa, immediata e ripetibile dei sintomi della sclerosi multipla. Io continuo a raccogliere esperienze analoghe da parte di altri malati che, nuotando, hanno gli stessi miei benefici. Purtroppo non raccolgo lo stesso entusiasmo da parte del mondo della ricerca.

Ma, a quanto pare, la ricerca in Italia sembra rispondere alle stesse regole delle tifoserie dei campi di calcio: si sta da una parte o dall’altra per fanatismo…